Caltabellotta
11 Gennaio 2024Scillato
11 Gennaio 2024La ducea di Bivona fece parte dei domini feudali della famiglia Moncada, per poco meno di un secolo, dal 1620, anno della morte di Aloisia De Luna, al novembre 1713, morte di Ferdinando Moncada che lo passò alla figlia Caterina, già sposata con Giuseppe Álvarez de Toledo, duca di Ferrandina e marchese di Villafranca (Fig. 1).
Negli anni cinquanta del Cinquecento al centro della cittadina venne edificato il Palazzo Ducale voluto da Pietro De Luna (Fig. 2). A questo si aggiunse la fabbrica del Collegio della Compagnia di Gesù, autorizzato dallo stesso Ignazio di Loyola su sollecitazione della duchessa Isabella De Vega, moglie del duca Pietro De Luna e figlia di Giovanni De Vega, viceré di Sicilia. Contemporaneamente cominciava la costruzione del convento dei Cappuccini, anch’esso con il contributo finanziario della duchessa Isabella. In quegli stessi decenni, il notevole afflusso di immigrati portò la popolazione bivonese da seimila a ottomila abitanti, facendo della città uno dei più popolosi centri feudali della Sicilia Occidentale, così da determinare una significativa espansione edilizia che portò a una configurazione urbanistica rimasta invariata fino agli anni sessanta del Novecento.
L’erede di Pietro De Luna fu il giovanissimo figlio Giovanni. Alla sua morte nel 1592 sua erede fu la sorellastra Aloisia De Luna che, nel 1568, aveva sposato Cesare Moncada, principe di Paternò.
A dare un contributo notevolissimo alle fortune della famiglia Moncada fu proprio la duchessa Aloisia, una delle personalità femminili di maggiore spicco nell’ambito della nobiltà siciliana dell’età moderna. Ricevuta nel 1592 l’investitura della ducea di Bivona, Aloisia curò il riordino dell’amministrazione feudale, disponendo che venissero apportate delle migliorie sia nel Palazzo Ducale che nel caseggiato del Giardino Ducale e, dal 1595 all’aprile 1597, si trasferì con la sua corte nella cittadina. Negli anni della permanenza a Bivona, la duchessa non mancò di assecondare le richieste avanzate da Gesuiti e Francescani che miravano ad ampliare i rispettivi edifici, autorizzando la chiusura di alcune vie cittadine destinate ad essere inglobate nelle nuove costruzioni e determinando una significativa modifica del tessuto urbano dei quartieri centrali della cittadina in linea col fortissimo sentimento religioso della madre Isabella. Nel marzo 1596, venendo incontro al desiderio della comunità dei Domenicani di Bivona di ampliare il loro convento, la duchessa autorizzò la chiusura di una strada pubblica che si frapponeva fra il convento e le case antistanti che si intendevano acquistare, ma il progetto fu realizzato solo tra il 1623 e il 1630.
Sempre durante il suo soggiorno bivonese, Aloisia dispose che si trasferisse da Palermo a Bivona un quadro raffigurante San Francesco, probabilmente collocato nella locale chiesa di Santa Maria di Gesù dei Francescani Riformati. Aloisia aveva scelto nel tempo due personalità di spicco di quell’ordine come guida spirituale: fra’ Benedetto il Moro (1526-1589), poi santificato, e fra’ Innocenzo da Chiusa (1557-1631), poi dichiarato venerabile.
Un’attenzione particolare ebbe verso la Compagnia di Gesù, non solo per essere stata promotrice nel 1589 della fondazione del Collegio dei Gesuiti di Caltanissetta, ma anche per aver favorito il trasferimento in una nuova sede del Collegio a Bivona, nel centrale quartiere della Maddalena. Nel 1607, la duchessa Aloisia assegnò al Convento del Carmine una rendita di 14 onze per celebrazione di messe «pro anima sua». Questa e altre rendite permisero tra il 1622 e il 1628 significativi ampliamenti del convento.
Testo tratto da: A. Marrone, Trasformazioni urbanistiche a Bivona durante la signoria della duchessa Aloisia De Luna e dei principi Antonio e Luigi Guglielmo Moncada, in G. Giugno (a cura di), Città Moncadiane Architettura Potere e Territorio, Edizioni Lussografica, Caltanissetta, 2023, pp. 197-205.