Nissoria
11 Gennaio 2024Ribera
11 Gennaio 2024La baronia di Castellammare del Golfo, con il suo castello, la tonnara ed il caricatore, è sita nel Val di Mazara al centro di un ampio golfo della costa settentrionale della Sicilia. Essa appartenne al patrimonio feudale dei Peralta dal 1338 come parte della contea di Caltabellotta. Dai Peralta passò in eredità ai De Luna e nel 1468 il conte Carlo De Luna la cedette a Gerardo Alliata, protonotaro del Regno, mantenendo però il possesso del caricatore (Fig. 1).
Nel 1554, la Magna Regia Curia emise sentenza giudiziaria in merito alla rivendicazione della baronia di Castrum ad mare da parte di Pietro De Luna, duca di Bivona ai danni di Ludovico Alliata, e gli assegnò la baronia, il castello e la tonnara, ma anche il nuovo centro abitato, nato dopo la licentia populandi del 1501 e sviluppatosi nel 1516. Fu, quindi, elaborato un nuovo progetto per il centro urbano che prevedeva una via principale e vie secondarie che la tagliavano ad angolo retto tutto all’interno di mura bastionate sia sul lato del mare che sul lato della terra. Sia Pietro De Luna che il figlio Giovanni favorirono l’insediamento di nuovi abitanti, assicurando la concessione ad un esiguo censo annuale di lochi di 6x6 m in cui costruire abitazioni sulla base del tracciato viario e degli isolati previsti.
Aloisia De Luna, succeduta al fratello Giovanni nel ducato di Bivona, prese possesso della baronia il 22 agosto del 1592. Durante il periodo in cui Aloisia gestì la baronia si assistette ad un autentico aumento della popolazione, che portò un notevole incremento delle abitazioni nel piano urbano già predisposto da Pietro De Luna, dovuto al completamento del circuito murario e delle strutture difensive che rendevano più sicura la vita nel centro, ma anche grazie alle opportunità lavorative offerte dalla presenza del caricatore e della tonnara.
Aloisia favorì, come in altri centri abitati da lei gestiti, l’insediamento dei Minori Conventuali e dei Carmelitani. Alla fine del XVI secolo si ebbe la ricostruzione della Chiesa Madre, sulla quale la duchessa esercitava il diritto di patronato, con nomina degli arcipreti e assegnazione agli stessi di una rendita annuale. La fabbrica da struttura a navata unica passò a tre navate su iniziativa forse della stessa Aloisia.
Il periodo successivo alla gestione di Aloisia, 1624-1626, è segnato dal dilagare in Sicilia della peste e da una gestione poco accurata dei beni e facoltà della baronia legata al nipote Antonio Moncada. Egli rinunziò definitivamente al governo temporale nel 1626 per dedicarsi insieme alla moglie alla vita religiosa. La situazione economica della baronia migliorò con Luigi Guglielmo Moncada, prova ne sia l’incremento demografico nel 1636 che portò alla costruzione di un nuovo quartiere, denominato burgo, a sud della terra.
Anche se l’espansione dell’abitato dovette seguire le direzioni dei due assi preesistenti, si pose certamente l’esigenza di un disegno regolatore che prevedeva assi stradali che si incontravano a croce disegnati in forma regolare con riferimento all’incrocio principale che assunse il nome di «quattro canti», prima detto «catina di li petri». Per il nuovo insediamento, non più chiuso nella cintura delle mura cinquecentesche, non c’era un perimetro ben definito ed una dimensione ottimale programmata in anticipo. L’espansione del centro continuò nei secoli successivi, anche dopo il passaggio della baronia di Castellammare dai Moncada alla famiglia Aragona Tagliavia, per effetto della sua vendita, registrata il 31 agosto del 1641, su volontà di Luigi Guglielmo Moncada, a favore di donna Francesca Aragona Tagliavia.
Tratto da: G.V. Internicola, I Luna e i Moncada nel governo di Castellamare del Golfo, in G. Giugno (a cura di), Città Moncadiane. Architettura Potere e Territorio, Edizioni Lussografica, Caltanissetta 2023, pp. 223-232.