Il Progetto
I Moncada e le Città Moncadiane
Il governo del territorio e la committenza artistica
Il casato dei Moncada trova un elemento di forza nel possesso delle terre. Feudi e città rappresentavano, infatti, gli elementi sui quali si reggeva e fondava l’esercizio del loro potere in Sicilia. In tale orizzonte culturale, il progetto “Città Moncadiane” costituisce oggi il tentativo di offrire uno sguardo di insieme sui territori governati nell’isola dalla nobile famiglia nell’età moderna e lo strumento attraverso il quale far luce sulla loro committenza artistica e architettonica.
I luoghi della produzione e la fondazione di città
La terra rappresentava indubbiamente un fattore trainante per le finanze del principe e dei suoi Stati. Farina, zucchero, olio e vino venivano prodotti nei feudi, come attestano ancora oggi i diversi mulini, trappeti, masserie e in generale le strutture produttive nei territori dei Moncada.
Ma alla terra viene dato anche un significato nuovo: da luogo di produzione essa diviene luogo dell’abitare, luogo in cui ‘congregar gente’, attraverso la fondazione di città. Le ‘città nuove’ arricchiscono, dunque, il già vasto patrimonio ‘urbano’ dei Moncada, contribuendo ad elevare ulteriormente il valore dei loro feudi ed ad innalzarne sempre più l’influenza e il rango nel Braccio militare del Parlamento siciliano.
Le città e gli Stati feudali
Le città e Stati qui compresi vengono raccolti per sistemi territoriali di appartenenza a suddivisioni amministrative: contee, ducato, principato e baronie. Tra le contee si enumerano quelle di: Caltanissetta (capitale del sistema feudale moncadiano), Augusta e Adernò, realtà che include Biancavilla e Centuripe. Fu invece sede di principato Paternò, acquistata nel 1456 assieme ai casali di Nicolosi, Belpasso (città ricostruita dopo il terremoto del 1693) e Stella Aragona. Tra tutte le città, Paternò, Adernò e Caltanissetta furono quelle dove i Moncada fissarono la loro corte durante gli spostamenti tra gli Stati feudali. Tra le baronie si ricorda Motta di Santa Anastasia.
L’espansione del governo dei Moncada sulla Sicilia, e non solo, procedette per annessioni e alleanze matrimoniali. In tal senso, fu determinante nel 1577 il matrimonio di donna Aloisia, vedova di don Cesare Moncada, con Antonio D’Aragona Cardona, duca di Montalto. L’unione consentì ai Moncada di moltiplicare il numero dei loro feudi nell’isola, portati da 4 a 13, e di fregiarsi dei titoli di conti di Collesano, signori di Scillato e delle due Petralie. Tra gli Stati madoniti emerge la contea di Collesano, città che diede i natali a Luigi Guglielmo Moncada. A queste terre e feudi si aggiunsero nel 1592 anche i possedimenti che donna Aloisia ereditò dal fratello Giovanni Luna: la contea di Sclafani, la baronia di Caltavuturo e il casale di Scillato. Segue la contea di Caltabellotta, nel cui territorio era compresa Ribera. Sempre dal patrimonio paterno donna Aloisia ereditò il ducato di Bivona. Altra baronia ricevuta fu Castellammare del Golfo.
L’attenzione dei Moncada verso il popolamento dei feudi e la costruzione di nuove città perdura fino al XVIII secolo con la fondazione della terra di Nissoria su volontà di Francesco Rodrigo Moncada Ventimiglia Aragona.
I titoli feudali
Dei maggiori titoli enumerabili degli Stati moncadiani si indicano i ducati di Montalto, Bivona e il principato di Paternò; le contee di Caltanissetta, Adernò, Augusta, Caltabellotta, Cammarata e Collesano, Sclafani, con le terre feudali, castelli e torri, quali le Petralie, Ribera, Caltavuturo, Scillato etc. Le baronie di Melilli, Serradifalco, Castellamare, del Belice, delle foreste di Nissoria e Troina, di Belpasso con Stella Aragona e della Guardia, Nicolosi e Camporotondo. La signoria sui boschi e le terre del monte Etna, sui casali di Biancavilla, Centuripe e su più località ed isole, quali Salina.
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