Biancavilla
11 Gennaio 2024Palazzo di Mimiani
11 Gennaio 2024Giovan Tommaso Moncada agì nei riguardi dell’area urbana di Adernò, oltre che sul contado (Fig. 1). In tal senso, il conte avviò importanti lavori di rifacimento della torre normanna, che cinse con robuste mura e con quattro torrioni circolari. Sull’ingresso del fortilizio pose, inoltre, due leoni in pietra vulcanica, sormontanti le insegne della famiglia, i quali ebbero il compito di celebrare il prestigio e l’autorevolezza dei Moncada. Egli, nel corso degli anni Sessanta del Quattrocento, chiamò in città i frati minori de observantia. Quei francescani che, impegnati a vivere in ossequio alla regola del santo di Assisi, condannavano fortemente il lusso e l’usura, mentre agivano con decisione alla pacificazione delle opposte fazioni. Attraverso il supporto dei frati minori, il conte ora interveniva nelle questioni sociali ed economiche della sua città, mettendo in atto quelle strategie funzionali alle sue politiche territoriali, che si manifestavano anche e soprattutto mediante il «controllo del sacro».
Le azioni portate avanti da Giovan Tommaso Moncada nell’ambito della contea etnea, durante la seconda metà del Quattrocento, furono molteplici, ma anche determinanti per la storia delle vicende degli abitati di Adernò, Biancavilla e Centorbi. È un fatto che, negli anni in cui Francesco resse gli Stati dei Moncada, l’antica città etnea divenne un enorme cantiere, nel quale furono coinvolti i ceti dirigenti del luogo. Tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta del Cinquecento si costruì, infatti, la chiesa di San Sebastiano; si avviarono i lavori dell’imponente monastero benedettino di Santa Lucia; si diede inizio al cantiere del convento dei frati predicatori e, finalmente, si incominciò a fabbricare quello dei padri agostiniani sul terreno che era stato dato ai religiosi dal cavaliere napoletano Moncello Arcamone. Fu, tuttavia, la costruzione della nuova chiesa matrice, quella dedicata a Santa Maria Assunta, a far sì che si realizzasse il sogno tanto agognato da Giovan Tommaso, quello di trasferire il baricentro della città sul piano della cubba, laddove insisteva il castello. Francesco si muoveva nel solco del suo avo: attraverso un incremento degli edifici di culto metteva in atto uno strategico controllo del sacro per liberare la città dai suoi schemi urbanistici medievali e consegnarla all’età moderna: fu realizzata, così, quella chiazza, vera e propria quinta scenografica, in cui le autorità religiose e civili per secoli tentarono di dialogare.
Tratto da: A. Mursia, Tra medioevo ed età moderna. La contea di Adernò al tempo di Giovan Tommaso Moncada (Biancavilla, Centorbi e Adernò), in G. Giugno (a cura di), Città Moncadiane. Architettura Potere e Territorio, Edizioni Lussografica, Caltanissetta 2023, pp. 111-116.