Centuripe
11 Gennaio 2024Adrano
11 Gennaio 2024Alla fine del Cinquecento, in occasione di uno dei suoi soggiorni ad Adernò, il giovane Francesco II Moncada, principe di Paternò, mostrava con orgoglio al suo precettore Sebastiano Bagolino l’effige in marmo del suo avo Giovan Tommaso Moncada, una statua che era collocata all’interno della torre di età normanna e che testimoniava l’autorità e il prestigio goduti dal suo antenato. Giovan Tommaso, in questo senso, aveva saputo dare particolare slancio anche alla contea di Adernò, promuovendo all’interno del suo territorio la deduzione della Ruris Callicaris e forse pure la rifondazione dell’antico abitato di Centorbi, il cui privilegium rehabitandi fu, tuttavia, concesso al figlio Guglielmo Raimondo (Fig. 1).
Erano operazioni, queste, mirate ad ottenere un maggiore peso politico da parte del Moncada all’interno del Parlamento siciliano. L’accesso al ramo militare del Parlamento, sin dal 1452, era infatti subordinato al possesso di terre popolate. Così, quando nel corso degli anni Settanta del Quattrocento si stabilirono in Sicilia diverse colonie di greci, provenienti dall’Albania occupata dagli ottomani, Giovan Tommaso dovette mostrarsi assai interessato affinché una di esse si trasferisse nei territori della contea. In tal modo, nel 1488, alcune famiglie greche, capitanate da un certo Cesare Masi, poterono stanziarsi con il consenso del conte presso la contrada di Callicari. Lì, esse edificarono le prime dimore, impegnandosi a coltivare l’ampio territorio loro assegnato dal signore feudale.
Circa un settantennio dopo, tuttavia, il casale stentava ancora a decollare, forse anche a causa delle pressioni esercitate dalla chiesa latina sui coloni che praticavano il rito greco con il conseguente abbandono del territorio da parte di alcune famiglie. Il dato pare essere confermato dalla rinegoziazione degli stessi privilegi di fondazione nonché da una serie di documenti conservati nell’archivio storico diocesano di Catania. In tal modo, non solo è possibile rilevare la presenza nel casale, nel 1555, di un prete latino, ma, alcuni anni dopo, anche la sospensione comminata al papas Paolo, con il pretesto che fosse inabile al sacerdozio. È, tuttavia, il provvedimento emanato da Cesare Moncada, nel 1568, a evidenziare chiaramente le preoccupazioni del conte sul repentino abbandono del casale da parte di alcuni coloni. Attraverso tale provvedimento il conte sottrasse a queste il diritto di vendere liberamente i propri beni. Appare, così, piuttosto probabile che, tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta del Cinquecento, il nuovo appellativo dato all’abitato, ovvero quello di Biancavilla, rivelasse, in sostanza, la sua rifondazione, avvenuta per volere di Francesco II.
Tratto da A. Mursia, Tra medioevo ed età moderna. La contea di Adernò al tempo di Giovan Tommaso Moncada (Biancavilla, Centorbi e Adernò), in G. Giugno (a cura di), Città Moncadiane. Architettura Potere e Territorio, Edizioni Lussografica, Caltanissetta 2023, pp. 113-114.