Castellamare del Golfo
11 Gennaio 2024La fondazione di Nissoria fu densa di aspre tensioni e accesi conflitti tra i fondatori, i feudatari e le municipalità delle città vicine. La costituzione del nuovo centro si deve a Francesco Rodrigo Moncada Ventimiglia Aragona - VIII principe di Paternò ed erede per via materna della baronia e dell’antico casale di Nysura. A pochi chilometri a sud-est di quest’ultimo, venne individuato il sito del nuovo centro: un altopiano situato tra Agira e Leonforte, nei pressi della regia trazzera Palermo-Catania, che avrebbe garantito migliori collegamenti commerciali ai futuri abitanti. Molto probabilmente, il principe diede iniziò ai lavori senza alcuna licentia populandi già nel 1746, forte del fatto che in quei luoghi esistevano già delle comunità di contadini.
Per ufficializzare però la fondazione e placare le contrarietà delle città di Agira, Assoro e Leonforte, il Moncada richiese nel 1749 la consueta licenza che tuttavia venne negata e gli fu consentita solo la costruzione di un fondaco e di poche case, per la propria famiglia e per i contadini che avrebbero coltivato i terreni della baronia. Nonostante tale divieto, i feudatari di Leonforte e di Assoro e la municipalità di Agira presentarono numerosi ricorsi al Tribunale del Real Patrimonio, affinché non si completassero nemmeno le poche costruzioni ammesse, temendo che la forza attrattiva di questo piccolo insediamento potesse produrre comunque uno spopolamento dei propri territori. Il Tribunale del Real Patrimonio permise, tuttavia, il completamento di dodici abitazioni terranee e del fondaco, specificando che le costruzioni avrebbero avuto solamente un utilizzo agricolo.
L’ostinata volontà del Moncada e soprattutto di Giuseppina Ruffo della Scaletta - sua moglie e procuratrice generale - di fondare una nuova città fece ricorrere i due coniugi direttamente al Re. Contrariamente a quanto da loro auspicato, tra il 1752 e il 1755, il sovrano si pronunciò a favore del mantenimento dei vincoli stabiliti, ordinando anche un numero massimo di trentanove famiglie che potevano abitare il nuovo insediamento e prevedendo la costruzione di un muro di cinta per racchiudere tutte le costruzioni. Ogni abuso eventualmente riscontrato sarebbe stato perseguito, come effettivamente avvenne dato che il Tribunale del Real Patrimonio ordinò la demolizione delle fabbriche non conformi, lasciando solamente le primitive dodici case e il fondaco.
I Moncada dovettero ricorrere nuovamente al sovrano dal momento che, con Dispaccio Reale del 27 giugno 1757, questi diede finalmente la facoltà di rifondare Nissoria attenendosi al piano del Vivaldi già approvato nel 1752. Furono autorizzate anche altre costruzioni come la chiesa e il palazzo del fondatore, ma con l’obbligo di realizzarle sotto la supervisione del principe di Giardinelli, inviato lì per vigilare sulla corretta esecuzione.
Il piano di fondazione fu impostato su una croce di strade, nella cui intersezione si sviluppava la piazza quadrata ad angoli chiusi (Fig. 1). Il fondaco venne edificato sul braccio est della croce lungo la trazzera regia, mentre la chiesa Madre e il palazzo del principe furono posizionati all’esterno della piazza; la chiesa Madre venne costruita lungo il braccio ovest della croce di strade, nell’attuale corso Vittorio Emanuele e il palazzo baronale doveva occupare l’isolato racchiuso dalle attuali vie Principe, Bosco, Muratore e Roma. L’assenza di architetture di rilievo e di edifici pubblici nella piazza di Nissoria, in aggiunta alla modesta qualità dei prospetti, indica il suo ruolo non istituzionale, configurandosi invece, probabilmente, come piazza di mercato.
Tratto da V. Migliore, Conflitti territoriali e modelli urbanistici nella fondazione di Nissoria, in G. Giugno (a cura di), Città Moncadiane Architettura Potere e Territorio, Edizioni Lussografica, Caltanissetta 2023, pp. 235-240.