Castellamare del Golfo
11 Gennaio 2024Caltabellotta
11 Gennaio 2024Nei primi decenni del XVII secolo, la contea di Caltabellotta fu interessata da un grave spopolamento che portò ad un eccessivo carico fiscale sui residenti rimasti e ad una mancanza di forza lavoro nei feudi destinati alle attività cerealicole. Una delle cause del fenomeno fu la fondazione di nuove città nel circondario, ma anche la notevole distanza (più di dieci chilometri) che i contadini dovevano percorrere dal centro abitato per raggiungere i terreni più a valle, per cui spesso pernottavano in piccoli ricoveri nel feudo Piana di Stampaci, poco distanti dall’antico castello di Poggiodiana (Fig. 1).
Tali problematiche dovettero essere ben note a Luigi Guglielmo Moncada. Per risolvere la questione, nel 1635, il giovane Moncada decise di dare inizio alla fondazione di un insediamento proprio nella Piana di Stampaci. La vicinanza al castello di Poggiodiana, ancora abitato e a servizio delle colture del territorio, doveva garantire una certa sicurezza ai nuovi coloni, oltre che un valido appoggio per l’immagazzinamento e la trasformazione dei prodotti agricoli.
Presto cominciarono sia le concessioni enfiteutiche dei terreni nella Piana di Stampaci vincolate alla costruzione di case nel nuovo centro, sia la cessione gratuita ai coloni dei lotti ove vi avrebbero eretto a loro spese le abitazioni. A questo si aggiunse anche la costruzione di case finanziate dal principe e destinate alla locazione.
Il nome dato al nuovo insediamento, Ribera de Moncada, compare per la prima volta agli inizi del 1636, dopo circa dieci mesi dalle prime concessioni enfiteutiche, segno che in quel momento il cantiere della città si stava sviluppando ed era ben identificato. La scelta del nome è evidentemente indizio di una forte volontà celebrativa del casato del principe, che intendeva altresì sugellare la felice sintonia tra il casato dei Moncada e quello degli Afán de Ribera, grazie al matrimonio nel 1629 tra Luigi Guglielmo Moncada e Maria Afán de Ribera, figlia del duca d’Alcalá.
Il piano fondativo constava di una maglia ortogonale di strade che suddivideva 15 isole strette e lunghe - di dimensione costante e disposte su 5 file - aventi all’interno due stecche di case a schiera accoppiate. Gli isolati abitativi e la trama viaria sembravano così essere raccolti all’interno di una forma pressoché quadrata. Sul lato occidentale doveva essere preesistente un fabbricato che venne adibito a prima chiesa, la quale dalla forma rettangolare e posta parallelamente alle strade trasversali, venne a trovarsi a fondale dell’attuale via Castronara. La modularità scaturita da questo primo impianto dettò poi il piano di espansione dell’abitato.
La fondazione di Ribera de Moncada presenta alcune specificità. Innanzitutto la mancanza di una licentia populandi, con le sue prescrizioni in merito alle eventuali distanze territoriali da rispettare e al numero minimo di abitazioni per i coloni, fatto abbastanza inusuale ma non unico nella urbanizzazione siciliana di età moderna. La presenza di alcune abitazioni sparse nel sito prescelto avrebbe consentito di rimettere alla discrezionalità del feudatario la richiesta di una licenza. È da evidenziare anche l’assenza di alcune infrastrutture previste nelle nuove città dell’isola in età moderna, come il fondaco, il carcere ma soprattutto il palazzo del fondatore. A conferma che inizialmente Ribera de Moncada doveva essere una sorta di nucleo ‘satellite’ di Caltabellotta, finalizzato all’ottimizzazione della produzione cerealicola della zona.
Tratto da V. Migliore, Ribera de Moncada: prassi edificatoria e specificità esecutive in una fondazione siciliana di età moderna, in G. Giugno (a cura di), Città moncadiane. Architettura Potere e territorio, Edizioni Lussografica, Caltanissetta 2023, pp. 215-222.