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11 Gennaio 2024Sclafani
11 Gennaio 2024Caltavuturo, Sclafani e Scillato si trovano nel versante ovest delle Madonie; distano circa 20 km dalla costa imerese e costituiscono il varco obbligato per raggiungere sia il centro della Sicilia sia la parte orientale dell’isola. Questa conformazione geografica di ingresso verso l’interno dell’isola, storicamente si è strutturata come area strategica dal punto di vista sia militare che economico.
Dal 1405, anno in cui Raimondo De Bages vendette Caltavuturo ad Enrico Rosso Spadafora, la contea di Sclafani insieme alla baronia di Caltavuturo e al casale di Scillato furono governate dai Luna di Caltabellotta, prima, e dai Moncada dopo.
Scillato è strettamente legato all’abbondanza dell’acqua. L’acqua garantiva il funzionamento dei mulini tutto l’anno (Fig. 1). Un servizio indispensabile e vitale sia per Caltavuturo che per Sclafani, i cui mulini più antichi sono stati costruiti dopo il 1812. A Scillato l’acqua scorreva tutto l’anno ad eccezione dei giorni di piena del fiume Imera. Per tale ragione i contratti prevedevano che i pubblici panettieri non venissero soggetti a multe per disservizio nella produzione del pane nel caso di piena dell’Imera.
Anche i mulini necessitavano di manutenzione, poiché l’acqua, pur garantendone il funzionamento, nello stesso tempo li deteriorava e molti documenti del secreto di Caltavuturo attestano delle ristrutturazioni.
I mulini garantivano un introito non solo al proprietario, ma anche all’amministrazione territoriale dove erano collocati. Al costo della molitura veniva aggiunta una tassa per garantire delle entrate alle casse pubbliche. Questa gabella detta del maldinaro rappresentava per Caltavuturo la principale fonte di introito. Altro immobile di proprietà del principe, presente a Scillato, era la gualchiera, anche questa attestata nella documentazione per le ristrutturazioni. L’abbondanza di acque permetteva alla gualchiera di restare attiva tutto l’anno, per tal motivo era frequentata da avventori residenti in centri distanti da Scillato. Oltre alla gualchiera del principe di Paterno, ne sono documentate altre due appartenenti a privati.
L’abbondanza di acque di Scillato era sufficiente non solo per i mulini e le gualchiere, ma anche per la coltivazione dei giardini con alberi di arancio, noci, limoni, prugne, cotogni e mandorle, quasi assenti nei territori di Caltavuturo e Sclafani, in quanto zone a vocazione prevalentemente cerealicola. I Moncada a Scillato oltre ai mulini e alla gualchiera possedevano anche un fondaco su cui è documentato lo stemma del principe sopra la porta.
Ma il territorio di Scillato non era solo ricco di acque. Nei pressi dell’abitato, la presenza di travertino continentale ha permesso nei secoli di cavare materiale. Lo stesso travertino è stato impiegato nella costruzione degli antichi mulini di Scillato, come pure in diversi edifici sia di Caltavuturo che di Sclafani. Si tratta di materiale prezioso principalmente per la realizzazione delle coperture a volta, poiché il travertino, oltre che facile da tagliare, era resistente e leggero per la sua porosità. Fu utilizzato nel 1651 anche per la costruzione della volta della chiesa del Convento.
Gli amministratori di Caltavuturo, oltre ad amministrare i beni del principe, curavano anche la dimensione religiosa della piccola comunità di Scillato. Infatti, al tesoriere di Caltavuturo toccava provvedere allo stipendio del parroco di Scillato e alla festa della Madonna della Catena. La spesa annuale per «li palij della fiera di Xillato» era di circa 6 onze nel corso del Seicento. In genere, si trattava di premi da assegnare ai vincitori di una corsa a piedi o su cavalli, muli o asini.
Tratto da L. Romana, I Luna e i Moncada nei territori di Scillato, Caltavuturo e Sclafani, in G. Giugno (a cura di), Città Moncadiane, Architettura Potere e Territorio, Edizioni Lussografica, Caltanissetta 2023, pp. 181-194.